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- Ultima modifica il Lunedì, 05 Marzo 2018 22:41
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Giovane Holden Edizioni
“Forse dentro al vento è rimasto qualcosa del tuo amore.”
Alda Merini
Dalla copertina:
Una sorta di percorso, epifanico e dialettico, volto all’ascolto di quella parte tacita ma non sempre consenziente del nostro Io interiore che assembla parole, ricordi, sensazioni e li catapulta nel vivere quotidiano nascondendo le nostre nudità emozionali a occhi indiscreti.
Il Poeta viaggia, con esiti ed effetti di notevole suggestione, entro uno spazio sensoriale quasi senza confini, reclamando a sé la sua cifra di dolore e meditazione e forza, di bagaglio sentimentale nel duro viaggio quotidiano, di accensioni, cadute e nuove ascese, di abissi e paradisi. E ci offre tramite la piana, e pur piena, potenza del suo versificare un’interpretazione esistenziale che ha un misterico sapore agrodolce. Invidio il vento è quasi una dichiarazione programmatica, indagine dei casi e delle cose che creiamo e in cui capitiamo, del caos in cui siamo gettati e dell’armonia che sempre tentiamo di recuperare, con la scrittura poetica quale prezioso viatico. Non basta lo spettro della razionalità per gestire le relazioni, l’eterno conflitto, fra il sublime e il terribile, che l’amore, in ogni sua declinazione, rappresenta ed è maschera, totem. Le vite degli altri ci sfiorano ogni giorno e lasciano tracce di dolore su una pelle sensibile. Voci nel dramma che ogni dì ci investe e riveste. Voci che abbiamo a un certo punto smesso di ascoltare, confinandole nella dimenticanza. Ma il poeta non è mai sordo, e la lingua arcana della poesia consente di recuperare le voci e le vite degli altri, anche quelle apparentemente andate per sempre. La nostalgia (e la sua implicita idea di ritorno) unita alla resilienza (intesa come capacità di resistere e ri-forgiarsi anche dopo eventi traumatici) può compiere miracoli. Ma infine è la capacità di amare che dà un senso e ci può salvare, per sempre.
Dalla introduzione:
Questo libro è tappa fondamentale di una ricerca interiore, una ricerca rivolta ad ascoltare tutte quelle parole che sono rimaste inespresse per dare spazio alle poesie che componevano le sillogi precedenti.
In “Invidio il vento” la tematica dell'amore, che ha caratterizzato i libri precedenti, lascia spazio ad altre tematiche affrontandole con spirito di ricerca e sperimentazione, allo scopo di trovare una nuova via poetica personale.
Questa ricerca stilistica mi ha portato all'uso sia del verso libero che all'esercizio, se pur in misura minore, della metrica classica, che in alcuni casi è stata volutamente alterata nella ricerca di un metro espressivo personale.
Qualsiasi ricerca tendente ad un'evoluzione, non può mai dimenticarsi di chi è venuto prima di noi .
I richiami a poeti della tradizione classica, soprattutto ottocentesca, sono un riverente omaggio ai Maestri che mi hanno preceduto.
RICONOSCIMENTI:
Menzione d'onore premio internazionale "Pegasus Cattolica" 2017
Finalista premio "Astrolabio" 2017
Hanno parlato di "Invidio il vento":
Commento di : Sonia T.
Come ti avevo promesso, provo ad esprimere il mio modesto parere:
nel tuo linguaggio poetico prevalgono tre sentimenti...
...la nostalgia per tutto ciò che di bello e irripetibile è ormai trascorso...la malinconia per la possibilità
che ti è stata tolta di condividere la quotidianità con la tua adorata compagna di vita...
la spiccata sensibilità che attraverso il vissuto e la realtà circostante ti permette di provare ancora forti ed intense emozioni a patto che tu spartisca le piccole gioie con il grande dolore...
...continua così Stefano, enoi verremo ad applaudirti!
...dimenticavo:Nessuna notte, Il richiamo del mare e Ti ricordo sono le mie preferite...
Commento di : Maria Massetani
Invidio il vento è una raccolta di poesie all'insegna della contemplazione e dell'ascolto della natura, di cui l'uomo è un elemento, peculiarmente capace di sentimento ed emozione.
Tocca temi universali che riescono ad avvincere il lettore profondamente.
Lo stile che spazia da una quasi narrazione all'ermetismo non è mai banale e mostra un'attenta ricerca dell'uso della parola e del verso.
Commento di : Lina Cortesini
Di nuovo una raccolta di liriche dopo "Fiore di vetro".
Non sono passati molti anni,ma è avvenuta una maturazione,crudele,dolorosa,che ha trasformato gli ardori e le sofferenze giovanili, pur laceranti, ma fresche ed aperte al futuro, in sensazioni più dure, più solide, in sentimenti più adulti.
La luminosità, l'azzurro, il cristallo, la fragilità di "Fiore di vetro" volge qui spesso al buio della notte, ai sogni arcani e tormentosi; i colori si mutano in bianco e nero, brucia talvolta il rosso di un tramonto.
Ma anche in queste nuove liriche il dolore non cede alla disperazione; la notte è punteggiata dalle stelle, illuminata dalla luna; nei sogni ci si leva in volo, leggeri; la nostalgia nel ricordo addolcisce l'amarezza.
Ancora si riesce a trovare l'azzurro del cielo, una spiaggia sassosa, un bosco verde, un dolce declivio di ulivi.
I versi sono pervasi da una filosofia amara, ma la sofferenza, non vince, non piega l'ostinata volontà di vivere e tornare ad amare risolleva in alto.
L'egocentrismo dei giovani, la chiusura del proprio io che soffre sono superati, ora ci si può aprire agli altri, allargare lo sguardo agli amici, essere toccati dalla tragedia degli uomini.
Il fascino di questi versi sta nelle immagini in cui i sentimenti si incarnano; è tutto un parlare per metafore seducenti che si rincorrono continuativamente, dense, incisive, potenti ed estrememente poetiche.
Evoluto anche lo stile, si gioca con le assonanze, si esperimenta la rima, si evocano reminescienze classiche.
Una lettura coinvolgente che tocca il cuore.
Recensione di : Pina Melai
Con la pubblicazione “Invidio Il vento” Stefano Massetani offre occasioni di lettura di piacevolissime poesie che inducono alla lentezza, non solo rispetto ai tempi richiesti comunque sempre nel caso di testi in versi, ma anche rispetto al coinvolgimento verse le sensazioni e l’immedesimazione nelle emozioni che l’autore porge e vuole sollecitare.
Servono pause, un pò uno stare sulla soglia, aspettare senza fretta.
Via via che si scorrono le pagine, emerge un desiderio di pulizia, di cogliere il vero, il fondo delle immagini, di capire cosa c’è dietro.
Il vento che squassa il mondo, l’abbandono delle periferie oltre l’ordine costituito, l’anima dietro alla scorza che la ricopre.
E’ un percorso di conoscenza, un andare un pò indietro nei tempi, nel vissuto, ma, contemporaneamente, un guardare anche al presente .
Le poesie traducono una complessità di empatia e di collocazione, il viaggio frena di fronte alla difficoltà di ricevere risposte e scambi emozionali con l’altro, di calarsi in contesti poveri di “amore” nel senso più alto del termine.
La poesia diventa strumento per liberare i tormenti nascosti
dell’anima, vi è come una “maliconia irrisolta”, un’area di pensiero dopo un tumulto.
L’uomo ed il poeta trovano equilibrio ed appagamento negli elementi della natura, la luce, il profumo dei fiori, il bosco, che vengono colti nella semplicità e nella loro bellezza, in una assonanza di comune appartenenza.
Interessante è la composizione dei versi, spesso libera, come se si scrivesse un racconto, l’andare a capo non interrompe la storia;
altre volte l’andamento è più strutturato su una metrica classica, ed anche giocosa, che fanno trasparire uno spirito ironico, libero, voltato alla positività dell’esistenza umana.